Il resto delle novità Setola di Maiale.
Terzo cd di registrazioni pregresse di Philip Corner per Setola. Stavolta si tratta di una raccolta di 5 pezzi formalizzata con alcuni componenti dell’Apartment House, noto aggregato sperimentale di compositori, interpreti ed improvvisatori, di cui troviamo le prime tracce nelle composizioni di Cornelius Cardew. Nella prima parte degli anni sessanta, il mondo compositivo si era aperto alle diaboliche scoperte delle partiture grafiche, favorito da Cage e dal gruppo di compositori newyorchesi, che a loro volta erano stati influenzati proprio da Cardew, un signore inglese coltissimo e allievo di Stockhausen. Le tracce di cui si parlava si trovano nelle registrazioni da camera contenute in un vinile che raccoglie pezzi come Autumn ’60, Octet ’61 for Jasper Johns, Material scritte da Cardew. In queste operazioni c’è già l’opera del violoncellista Anton Lukoszevieze, che poi renderà ufficiale nel 1995 il collettivo in questione. E’ l’epoca in cui viene portato ad elevazione il concetto di alea o indeterminazione, come risultato di un potente mezzo di redistribuzione delle responsabilità dal compositore all’esecutore. La partitura grafica scardina i vecchi principi, richiedendo all’esecutore facoltà maggiori che risiedono nell’interpretazione dei segni grafici e hanno bisogno di una dose di organizzazione delle azioni finalizzate al suono, tra cui l’immaginazione improvvisativa riveste un ruolo essenziale: indeterminazione ed improvvisazione diventano anelli complici di una catena sonora.
Per ciò che riguarda Corner e il cd segnalato, va detto che le prime due tracce di In the apartment house ci riportano proprio alle condizioni tecniche di Autumn ’60 o Octet ’61: due esibizioni tenute a Londra nel giugno del ’99, dirette da Lukoszevieze, in cui si adoperano due violoncellisti (l’altro è Nikos Veliotis), 2 clarinetti (Andrew Sparling e David Ryan), un piano (Philip Thomas), un’arpa (Rhodri Davies) e Corner stesso al gong. Sono opere reagenti, che sovente vedono gli strumenti allungarsi nelle loro iperboli costruite all’istante.
Il resto è più riconoscibile ed in linea con una parte della produzione recente dell’americano:
Satie’s 2 chords of the Rose+Cross prevede ancora cello (Anton), arpa (Davies), piano (Thomas), un chitarrista (Alan Thomas), un percussionista (Richard Benjafield) e la voce di Phoebe Neville che si incrocia con quella di Corner, in un lascito poetico-minimalista tenutosi a Berlino nel 2003: qui si inquadra il Corner pianistico che pian piano riceve il conforto ipnotico dei musicisti.
Lukoszevieze è protagonista di due pezzi: totalmente solo in Soloist Piece e con l’armonicista John Lely in C Major Chord, due registrazioni effettuate tra Norfolk e Kingston. Il primo è classicità tutta tendente alla ricerca di risonanza e versi interrogativi, mentre il secondo è un lungo drone che si staglia contro poche note di armonica a bocca sapientemente distribuite nell’effetto armonico, che svegliano strane sensazioni di benessere.
L’Apartment House si riunisce poi per Many soloist piece, nell’esibizione fatta all’Università di Bristol nel ’99 per dar vita ad un clima spettrale e premonitore. Per gli specialisti del genere, un cd assolutamente da ottenere.
Quando si scende nel parterre dell’improvvisazione libera, un momento importantissimo è quel rapido flusso che trasferisce l’impulso mentale in uno meccanico, quello del gesto sullo strumento. Si entra così in una dimensione totalizzante che può riservare qualunque sorpresa. Ma cos’è meglio infilare in quei minuti di tensione tattile, momenti in cui gli stimoli coprono le esigenze di una proficua relazione con gli altri musicisti nonché quelle per giungere ad una gestione subliminale dell’ambiente performativo?.
Correspondances (The narratives session vol. 1), collaborazione tra il pianista Federico Gerini e il percussionista Massimiliano Furia, lambisce i canali segreti dell’improvvisazione totale, indicandone una soluzione. Cinque improvvisazioni in cui riconoscere lampi musicali di un passato a cui però non si è messa nessuna camicia di forza. Per entrambi, durante il percorso, si potrebbero definire gli elementi che compongono il linguaggio: per Gerini la sintonizzazione avviene sui tocchi/accordi reminiscenze di Satie, Jarrett, Meldhau o Gustavsen, per Furia dietro l’angolo c’è qualche eco di Max Roach, le polifonie dei percussionisti free jazz, le incursioni territoriali delle percussioni classiche. Ma questo non vi autorizza a pensare che sia un collage. E’ tutt’altro, un lento progredire di ritmicità e linee melodiche del momento, trovate discorsive della tastiera e del filo percussivo che sono benedizioni della soggettività musicale e dell’interplay; alla fine si capisce di entrare in un mondo con le sue pause, con un proprio disegno ed un proprio umore, tra la nostalgia e quello spirito narrativo che simbolicamente si vuol fare emergere.
Inserito nell’ambito di una particolare progettualità rivolta a possibili connubi moderni tra strumenti a corde ed elettronica, 2X del duo Vito Maria Laforgia e Giuseppe Mariani, mira a dare spazio alla viola da gamba, strumento che può affascinare per vari motivi: da una parte ha un timbro pieno, perfetto per caratterizzare un impianto camerale, senza aver bisogno nemmeno di “parenti” vicini (la parte string degli strumenti); dall’altra molti esperimenti dimostrano che lo stesso timbro, opportunamente modificato in sede elettroacustica, può riservare ulteriori espansioni e caratterizzazioni umorali. In un momento in cui c’è una forte diatriba ideologica tra sostenitori di una musica contemporanea rigorosa e sostenitori di una moderna musica classica, il vero problema è quanto sia (per quest’ultima) autentica l’appendice. In tal senso l’improvvisazione è una sferzata a favore della credibilità, una prassi che il duo Laforgia-Mariani compie, evitando prescrizioni musicali che possono nuocere al risultato finale. Il progetto è particolare perché si sviluppa nell’ambito di un pensiero che guarda lontano, in cui recuperare sonorità e constatare se esiste lo spazio per uno specifico miglioramento, per sperimentazioni utili a nuovi risultati nella musica. In 2X è sintomatica l’elettronica usata da Mariani (cali e riprese di tensioni elettriche), la pastosa timbrica che riceve la viola da gamba grazie alla sua giunzione con i dispositivi elettronici (che nei momenti migliori la trasforma quasi in un iper-strumento), l’ampliamento vocale affidato alla cantante Marialuisa Capurso (due sonate con sussurri non convenzionali che celano la perdita di contatto ma anche un messaggio di allerta sul dove giungere). A me pare che in questa prova le variabili o le incognite delle sonate sono realizzabili e una conferma si ottiene quando si arriva a Materia prima, che colpisce per l’esaltante momento di saturazione che produce.