Zack Clarke: Random acts of order

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Peter Gannushkin, dal sito del musicista
Secondo Brian Greene, le prime manifestazioni dell’universo furono accompagnate dalla rilevazione di un gas già incredibilmente impostato nelle sue forme: “…il big bang ha dato vita all’universo in uno stato di entropia bassa, che sembra essere la fonte dell’ordine che ora noi vediamo. In altre parole, l’ordine attuale è un retaggio cosmologico…” (B. Greene, La trama del cosmo, Einaudi 2004). Nonostante siano in molti oggi ad invocare la ricerca di un assetto-modello, non sembra che possa esistere una contrapposizione tra ordine e disordine sulla quale fondare un passaggio o le alterazioni delle possibili associazioni del pensiero. Sarebbe più opportuno parlare di uno “stato” misurabile, in cui le due configurazioni (ordine-disordine) presentino percentuali più o meno variabili dei loro valori. Nella musica si sono spiegate molte cose con l’entropia, le modificazioni del caos o i sistemi matematici per stabilire persino un ordine divino, con la conclusione di dover decretare la presenza stabile di uno stato entropico quasi connaturato in tutta la musica.
Tali considerazioni possono essere un ottimo spunto per analizzare l’esordio su Clean Feed del giovane pianista americano Zack Clarke, che lancia un trio composto da Henry Fraser al contrabbasso e Dre Hocevar alla batteria: il suo Random Acts of order è tra le migliori pubblicazioni musicali, venute fuori dall’etichetta portoghese negli ultimi sei mesi, con artisti operanti nell’ambito newyorchese*; sgomberando subito il pensiero da qualsiasi speranza, non vi aspettate di trovare novizie stilistiche della musica jazz o improvvisativa, quanto piuttosto un pianista ed un trio rari, con una loro espressione; miscelando l’usuale spettro di tecniche e strumentazioni non convenzionali, Clarke si addentra in quello che Joe Morris ha esacerbato come l’unica, reale modalità per la musica di evitare i fantasmi del passato, ossia quella di lasciare sfogare la creatività così come essa si presenta nella validità di una dimensione progettuale. Se prendete Before the cause, il brano di 12 minuti che dà vita alla prima traccia del cd, già vi renderete conto di quanto la varietà della proposta, libera da schemi e pregiudizi, sia centrata sulle capacità descrittive della musica e sia un surrogato di quella situazione di entropia non chiaramente definita come prima detto: un pezzo unico di arte che ricalca le volontà di un giro di improvvisatori nel mondo che sta insistendo in quella che si potrebbe definire come una riscossa del potere dell’immagine, dell’impressione o dell’animismo artistico esplicato tramite una connessione diretta ad un fatto vitale, ad una circostanza, ad un’ambiente, proiettato solo nella nostra mente. Tecniche estensive di gruppo e live electronics (misurato, in tema e non invadente) costituiscono veri e propri tramezzi del pensiero globale, improvvisazioni che si muovono senza rotte precise (frutto della tenacia espressiva del momento) come mezzi utili per la realizzazione di un disegno musicale, molto simile a quelli reali su tela o altre superfici. Creare percorsi della più vivida sostanza subliminale, dove il jazz riesce a ritagliarsi un orticello vero e non retorico, come succede in Act 1 o Up in the high, nonostante i confini si fanno larghi, ma anche un tenue avvicinamento alla politica dei colori dell’impressionismo e del neo-classicismo (Low Gardens e la bellissima Dee) consegnato con le armi dell’improvvisazione libera.
Random acts of order scorre come un letto placido di relazioni, è musica necessaria, dal fraseggio descrittivo essenziale, che vuole evidenziare una condotta e richiamare argomenti, come succedeva in Dialectic, duo del 2014 con il cellista Chris Irvine, in cui Clarke cercava con meno maturità un collegamento tra le suites di Bach e la sua improvvisazione, sposando l’ottica dell’intuizione e dell’imperfezione, uniche qualità che legano le idee degli artisti in qualsiasi ordine temporale. E’ come leggere un dipinto che trasuda un’idea, collega concetti differenti e superiori. E in questo momento, quel tipo di dipinto (atti casuali di ordine), per la musica è evidentemente oro colato.
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*nota:
tra le novità Clean Feed segnalo il The Angelica Sanchez Trio di Float the Edge (con Sorey e Formanek), il debordante duo Gustaffson-Taborn, ritratto in una perfomance spettacolare, in Ljubljana, nonché i Chants and corners di Rob Mazurek e The spirit of Pitesti del Trespass Trio.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.