Il Quartetto Maurice sul Fragmente – Stille, an Diotima di Nono

0
137

Scrivevo in un saggio di qualche tempo che:
“…la terza fase del cammino musicale di Luigi Nono si inaugura con la pubblicazione del suo quartetto d’archi nel 1980. Fragmente-Stille, an Diotima è il primo passo di un percorso di approfondimento che tira in ballo particolarissime configurazioni degli elementi di costruzione della musica: è in questo quartetto che il compositore veneziano crea per gli archi una struttura segmentata che va oltre i già riconosciuti interventi profusi dalla letteratura musicale contemporanea (il riferimento va ai quartetti di Lutoslawski o Kurtag), aumentando l’esposizione di alcune tecniche estensive in grado di mettere a dura prova il sistema percettivo per come è noto nella musica. I punti di comprensione si trovano in un telaio a maglie diseguali, come in uno scritto invecchiato su pergamena, in cui ritrovamenti armonici, glissandi e legati sono incredibilmente parti di un progetto sensitivo in cui le capacità richieste ai musicisti (bravura ed impulso) e il valore delle pause e dei silenzi (concepito in maniera differenziale rispetto a Cage od altri compositori) sono fondamentali per l’espressione che si vuole raggiungere; inoltre il frammento si misura anche nell’ambito dello stimolo letterario…”.
Con Fragmente-Stille, an Diotima, Nono progettò una osmosi musicale, poetica e politica, perché il riferimento letterario si presta alla traspirazione dei contenuti della composizione: tutti i frammenti sono poesie di Hölderlin inserite nella partitura, poesie che si rifanno all’amore disperato e platonico che il filosofo tedesco ebbe con Susette Gontard, donna sposata e sfortunata (un paio di anni dopo lo scambio effusivo di lettere con Hölderlin, morì per malattia). L’osmosi a cui Nono pensa è tipico degli insegnamenti di Diotima, la veggente della mitologia greca che Hölderlin fa rivivere tramite Susette, una figura che fa dell’eros un consunto della conoscenza senza possesso, in breve sapienza metafisica; lo scopo di Nono è di rapportarsi ad un concetto di intimità destabilizzante e riformatrice in plurimi campi: i frammenti delle poesie di Hölderlin sono un viatico per una rivoluzione musicale in termini di nuove possibilità esecutive (i frammenti spesso si riducono a poche parole o solo una), devono essere interiorizzati durante l’esecuzione come “molteplici attimi, pensieri silenzi canti di altri spazi, di altri cieli, per riscoprire altrimenti il possibile non dire addio alla speranza“; la rivoluzione è interiormente anche politica perché Nono con mezzi minimi alimenta la fragilità degli esseri umani e dei sistemi da lui eretti, ma offre anche una luce in fondo al tunnel attraverso il canto autonomo e assolutamente mentale che chiede agli esecutori, delegando a loro la possibilità di un’armonia e di un riscatto dalla debolezza e dall’infausto che può essere valida per tutti.
Come è difficile ammettere la rettitudine di Nono. Guardando i tempi odierni queste rivoluzioni sembrano impossibili nella vita pratica ma resistono ancora nell’arte e nella musica, lì c’è ancora ‘speranza’.

Di esecuzioni il pezzo di Nono ne ha avute molte dal 1980, ma di registrazioni poche. Fondamentalmente la gran parte degli utenti della musica contemporanea si rapportano a quella ab origine del LaSalle Quartet oppure a quella degli Arditti String Quartet. Oggi penso che ce ne sia un’altra con cui confrontarsi ed è quella che il Quartetto Maurice (Georgia Privitera, violino – Laura Bertolino, violino – Francesco Vernero, viola – Aline Privitera, violoncello) ha organizzato per il centenario della nascita di Nono, un’edizione in vinile per Holidays R., limitata a 300 copie e corredata di un booklet commentato da Francesca Scigliuzzo e 2 leporelli stampati su carta translucida.
Quali sono le differenze con le versioni prima citate? Un ascolto comparato mostra i pregi della registrazione del Quartetto Maurice poiché la loro Fragmente – Stille, An Diotima risulta più viva e meno schematica delle versioni di LaSalle e Arditti, centra le dinamiche ed è meno elegiaca di quelle interpretazioni, supera il confronto grazie ad un accorgimento sul suono, che è senza dubbio più efficace, agile, molto armonico e più coinvolgente anche nei momenti di maggiore intensità della composizione (bisogna tener presente che per la maggior parte del tempo si viaggia su minimi volumetrici). Nell’impossibilità di poter dare un giudizio sull’interiorità profusa dagli esecutori (difficile dire quali siano le intonazioni mentali del canto degli esecutori in rapporto ai frammenti), la Fragmente – Stille, An Diotima del Maurice ci permette di ascoltare il sentimento di Nono sotto l’effetto di una visione al microscopio: i segmenti di note, le intersezioni fra strumenti, le pause di questo capolavoro di Nono non sono mai state così chiare.

Articolo precedenteIsabelle Duthoit & Ocnos Arkestra – Chillar todo el día
Articolo successivoIn the realm of trombones
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.