Con Enrico Francioni su Fernando Grillo. Il Buddha del contrabbasso

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È opinione diffusa che molti standard della musica contemporanea si siano formati negli anni sessanta e settanta del secolo scorso. È un’affermazione riproducibile nelle altre arti e probabilmente persino negli altri campi del sapere. Per quanto riguarda il contrabbasso uno standard musicale del tutto pioneristico è stato fissato da Fernando Grillo (1945-2013): compositore, interprete particolarissimo e sostenitore di una nuova idea di avanguardia musicale, Grillo ha delineato una nuova area di intervento sullo strumento agendo quasi in maniera ascetica sulle tecniche estensive e sulla profondità dell’impiego degli armonici del contrabbasso. Fin dalle prime opere Grillo dimostrò quanto fosse importante per lui la ricerca del suono, oltre alla razionalità compositiva che non poteva fare a meno di allacciare rapporti con una dimensione spirituale, qualcosa che lo poneva esteticamente molto più avanti dei contrabbassisti sperimentatori dell’epoca (pensate a Druckman, o a Turetzky, o nell’improvvisazione a Kowald, o a Barre Phillips).
Uno dei suoi migliori allievi al contrabbasso, Enrico Francioni, ha recentemente pubblicato un libro per Haze Auditorium, raccogliendo i commenti e le considerazioni di compositori, musicisti e addetti al settore rivolti verso colui che venne definito da Stockhausen il Buddha del contrabbasso, per via del suo modo carismatico di suonare. Questo spunto culturale è diventato anche il titolo del libro di Francioni che riversa una profonda ammirazione per l’opera del contrabbassista vissuto in Umbria, corredando il testo di una bella biografia, di riferimenti concertistici e discografici e raccogliendo (dove è stato possibile) le dichiarazioni e il pensiero del contrabbassista emerso in interviste, convegni o note di programma. In più, Fernando Grillo. Il Buddha del contrabbasso, questo è il titolo del testo e del CD fisico/digitale, contiene anche alcuni QR-code per accedere a 6 video di un’esibizione che Francioni tenne al Museo dell’Architettura di Fermignano (novembre 2022) nel Montefeltro per omaggiare il suo maestro, con un palinsesto che rientra nel ‘Fernando Grillo Project’, progetto nato alcuni anni fa e che lo stesso Francioni sta tuttora portando avanti attraverso concerti, conferenze, spazi editoriali e che contiene i naturali sviluppi della musica di Grillo: tra i 6 video ci sono pezzi non solo di Grillo e Francioni, ma anche di Mencherini e Stockhausen.

D’altro canto, l’importanza della musica di Grillo deve assolutamente far riflettere su una sua non sempre adeguata diffusione, circostanza di cui purtroppo soffre molta musica contemporanea: per Grillo non si tratta solamente di evidenziare una produzione artistica prodromica, o di esaltare l’attività interpretativa tramite il contributo spettacolare che egli diede alla scrittura per contrabbasso anche con opere di Scelsi, Xenakis, Huber, Berio, Manzoni, Sciarrino, di alcuni compositori rumeni e di tanti altri, ma di fornire gli elementi per un cammino virtuoso; ‘ascolti’ e ‘nozioni’ su una musica integerrima che cominciò da subito a produrre effetti nel 1973 con Ark, giovanile composizione dello stesso Grillo per 3 contrabbassi, eseguibile anche da un unico interprete munito di tape e suoni preregistrati. Per almeno due decenni (anni settanta e ottanta del secolo scorso) questo cammino virtuoso ha avuto del prodigioso in termini tecnici ed estetici: nelle partiture Grillo ha riportato una serie di indicazioni per l’esecutore che non erano mai state viste prima, un’espansione mirata alla scoperta di tecniche nuove, qualcosa che il libro di Francioni mette bene in evidenza attraverso le testimonianze di compositori, musicologi, critici e figure musicali che si relazionarono con lui, nonché con materiale fotografico dell’epoca. Le parole di Peppo Delconte che accompagnarono Fluvine, composizione di Grillo del 1976 che ebbe la fortuna di una registrazione già all’epoca, per Cramps Records, forniscono al lettore un corpo di tecniche non convenzionali che ‘parlano’ di specifiche azioni con l’arco, di glissando senza altri attacchi di suono, di crini e cluster bianchi, di scordature in tempo reale. Tutte queste indicazioni non sono fine a sé stesse, ma fanno parte di una alta considerazione dell’elemento ‘gesto’ che ha una contropartita in un riflesso estetico, un ‘ventre vibrazionale’ (così si esprimeva Grillo in un’intervista con Antonio Trudu) conscio di una radice pitagorica: Grillo ci ha messi di fronte ad una svolta storica per quanto riguarda il contrabbasso (trasferendone i principi alla famiglia degli archi) e si è prodigato per una scrittura che avesse la facoltà di mediare istinti (es. un pizzicato particolare vicino al capotasto può convivere con un riflesso armonico). Come afferma Francioni, Grillo ha lavorato ad una cripticità/sublimità che è concettuale e fisica; ‘entrare nel suono dello strumento’ per carpirne i segreti, soprattutto quelli del suono, è la materia sulla quale Francioni ci vuole istruire, corroborando le analisi della musica di Grillo con il rispetto di una metodologia e di un pensiero innovativo.

Sono entrato in contatto con Francioni, al quale ho posto alcune domande, come sempre dettate dalla

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He studied music, he wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.