Uno degli scopi di Percorsi Musicali è fare evidenza su compositori e musicisti la cui bravura non è proporzionata al successo che hanno ottenuto. Specialmente nella musica acusmatica l’insufficienza della relazione andrebbe molto rivista e, nel caso di Manuella Blackburn (1984), l’insufficienza non è proprio spiegabile. Nella musica acusmatica Blackburn ha un posto di rilievo: è una ricercatrice esperta pluripremiata e riconosciuta a livello internazionale, una manipolatrice intelligente di materiali sonori che più volte ha ribadito l’importanza di un vocabolario specifico per descrivere gli eventi sonori, le strutture utilizzate e l’evoluzione degli spazi (un codice che viene dalle lezioni spettro-morfologiche di Denis Smalley); è intervenuta su metodi e strategie per creare musica elettroacustica, è oggi conosciutissima negli ambienti acusmatici per il suo metodo pedagogico Visual Sound-Shapes e la sua sperimentazione si fonda su alcune caratteristiche che più volte sono state acclarate in documenti, saggi e conferenze: da una parte Blackburn ha lavorato alacremente sulla gestione dei file audio cercando di imporre un quadro di nozioni sul principio di ‘brevità’ delle combinazioni sonore, dall’altra si è preoccupata di trovare soluzioni per una creatività interculturale, attraverso una sorta di ‘prestito’ basato su materiali originali, condotti anche in paesi stranieri,