Free the organ
from its dependence on the Church
and remove it from its
sacred immobility.
Crepitii, soffi, strappi, richiami, sussurri, tremori, squilli, vibrazioni, sfrigolii, schiocchi, fruscii, echi, ronzii, battiti, mormorii, singhiozzi. Tutto questo, soltanto nella prima traccia del terzo LP del gruppo franco-anglo-austriaco Pancrace. Papotier (Penultimate Press, 2025) segue The Fluid Hammer del ’19 e il debutto eponimo del ’17. I componenti dell’ensemble sono Prune Bécheau, Arden Day, Julien Desailly, Léo Maurel e Jan Vysocky. La strumentazione che il quintetto utilizza nell’ultimo capitolo del trittico edito da Penultimate Press è monumentale: organo a canne spazializzato e controllato via MIDI (“Organous”), organo a canne Silbermann (1778), voci, richiami d’uccelli, violino barocco, sonagli, ventilatori, fischietti, cornamuse irlandesi (Uilleann Pipes), gaïda, sheng, rombo (tra i primissimi strumenti costruiti dall’uomo), pouet-pouet, sintetizzatore Pi, sintetizzatore Kastle e radio AM. La combinazione di fonti