Thierry Miroglio’s musical exuberance is the driver for some modern compositions for percussion that cover a wide span of time in which flows a part of the history of contemporary percussion. With the support of compositions by Mantovani, Stroppa, Risset, Eotvos and others, Miroglio demonstrates how the selective listening of timbales, drums and metal percussion or the combined listening of those instruments with electronics, is able to give rise to other sensations when the purpose is to try to provide even a consciousness to the sounds.
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E’ con molto piacere che segnalo questa incursione della Naxos R. nei meandri del mondo percussivo moderno: la circostanza è frutto di un recital del percussionista Thierry Miroglio, uno dei musicisti più considerati dalla critica e dagli ambienti accademici francesi, sia per le sue capacità tecniche, esaltate coprendo in maniera pressoché totale l’ambito degli strumenti a percussione delle orchestre (è famoso il suo instrumentarium), sia per la propensione all’avanscoperta su procedimenti e combinazioni di suoni ottenibili dal parco percussivo. Grazie alla sponsorizzazione della MFA, della Cadeson e finanché dell’INA GRM (l’ente di ricerca che si è adoperato nella più assoluta serietà per la costruzione della realtà sonora acusmatica), Miroglio ha registrato in uno studio a Parigi quello che si presenta come uno spaccato temporale della materia in cui vengono chiamati in causa alcune eccellenze della musica contemporanea (francese o di compositori che hanno realizzato alcuni dei loro principali obiettivi in Francia) ed in cui è facile rinvenire sinteticamente gli stadi di interesse verso la sperimentazione compositiva effettuata sulle percussioni in un arco di tempo ampio che, nel caso specifico, va da uno dei primi pezzi per vibrafono di René Leibowitz (i Three Caprices op.70 del 1966) fino ad arrivare agli studi per timbali di Philippe Hersant (Trois petites études del 2010); in mezzo ci passano alcuni lavori di riferimento tesi, vuoi per la particolarità della percussione, vuoi per le modifiche apportate ai suoni, ad un approfondimento ideologico di quello che i compositori hanno ritenuto possibile nelle loro applicazioni su strumenti che hanno da sempre circolato nelle orchestre con una marcata limitazione funzionale. Al riguardo Miroglio propone da una parte la Thunder per timpano basso, una composizione del ’95 di Eotvos, dall’altra 3 pezzi in cui è possibile presentare le manovre compiute ai fini dell’integrazione con la realtà concreta ed elettronica; queste 3 composizioni si giocano temporalmente alla fine dei novanta e sono anche il piatto forte della registrazione: Le grand Jeu di Mantovani offre un gancio alla modulazione di frequenza e alle tecniche granulari grazie alla composizione assistita tramite SuperCollider; Auras di Marco Stroppa, lavora mirabilmente sulle risonanze delle percussioni metalliche, usando l’elettronica come limitato elemento utilitaristico allo scopo di rilevare le percezioni espansive degli strumenti; Four Rhythmic exercises for percussion and computer di Risset entra invece nelle modalità della composizione interattiva con il percussionista intento a replicare su un campionario di suoni processati con MusicV e a creare nuove polifonie ritmiche, aderendo a quel campo di esplorazioni “illusorie” che tanto piacevano a Ligeti.