Van Schouwburg didatta del canto inaudibile

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“L’ipertrofia vocale occidentale ha reso il cantante moderno pressoché insensibile ai diversi aspetti della vocalità, isolandolo nel recinto di determinate strutture linguistiche. E’ ancora molto difficile scuoterlo dal suo processo di mummificazione e trascinarlo fuori da consuetudini espressive privilegiate e istituzionalizzate dalla cultura delle classi dominanti”. (Demetrio Stratos)
 
L’attualità delle parole di Stratos è alquanto terrorizzante. Dopo 37 anni da quelle affermazioni, guardando al successo di manifestazioni insulse e ripetute che tempestano i media, sembra che addirittura la situazione sia peggiorata. La ricerca vocale fuori dai canoni è rimasta nella sistemazione del “per pochi”, una selezione di ascoltatori che dovrebbero avere il dono della comprensione. 
Tuttavia anche il canto non convenzionale ha subito un percorso che è ben ordinabile tenendo presente i canali diversi di formazione: Berio tramite l’elettronica e Kagel tramite il teatro diedero le prime sponde al cambiamento negli anni della controcultura, la quale non poté fare a meno di assimilarne le ragioni tramite gli esperimenti di Tim Buckley e di Stratos, che però viravano anche ad est del mondo: il cantante italiano di origine greca, prima della sua prematura scomparsa, diede alla luce due albums sperimentali per solo voce, in cui tutta la materia antica del canto armonico e dell’overtone singing venne risistemata sviluppando quadrifonie vocali con armonici a 7000 Hertz; negli anni ottanta i compositori raccolsero un’ulteriore sfida mostrando per la ricerca sulla vocalità grande interesse (tra questi uno dei più importanti ed anticonvenzionali compositori è Sciarrino, con i suoi studi sui suoni indesiderabili della voce umana). I cantanti dell’improvvisazione libera hanno invece assorbito una preparazione trasversale che è conseguenza dell’influenza del canto jazz e delle sue modalità d’impiego. Ad oggi uno dei più estremi e preparati, che hanno inglobato dentro la propria esperienza tutta questa matassa formativa, è Jean Michel Van Schouwburg
Tra gli improvvisatori liberi più eclettici e con una ferrea volontà di divulgazione, il belga, prendendo spunto da una serie di elementi quasi didatticamente acclarati, ha costruito un suo linguaggio del tutto unico e al limite dell’udibile (vedi altre mie considerazioni in una mia passata recensione); è una cantabilità che trova pieno compimento nell’atto scenico e che si compone di una serie di iniziative vocali insite in quel percorso uditivo che innocentemente dovrebbe costruire una nuova dimora per le nostre orecchie. A dispetto di coloro che pensano che l’improvvisazione sia una cosa superflua e semplice da ottenere, Jean Michel dimostra che invece essa ha bisogno comunque di una serie di riferimenti che la possano rendere efficiente e nel corso della sua carriera artistica si è sforzato di provare che la vocalità non convenzionale, fatta di tutto quello che un cantante sputerebbe dal suo campionario, è solo un problema di educazione musicale e di educazione all’arte.
Il progetto Sureau è un trio che lo vede esibirsi con un pioniere dell’improvvisazione belga, il contrabbassista Jean Demey e con il percussionista Kris Vanderstraeten: hanno inciso un terzo capitolo dei loro sets per la Setola di Maiale, che non si discosta dall’ampio ventaglio di soluzioni di eventi vocali e musicali già stabilito in precedenti occasioni. “Bxl” raccoglie due lunghe suites che coprono esibizioni del 2010 a Maene e del 2013 a Mommen e riproducono ancora quella speciale arte grafica di Vanderstraeten, che rimanda alla fumettistica e alla satira. Dal punto di vista musicale la performance di Van Schouwburg ha dell’incredibile se rapportata alla durata delle evoluzioni vocali; il cantante dà sempre il meglio di sé introducendoci in una realtà amena, fatta di elucubrazioni vocali che scorrono la geografia o che semplicemente colpiscono per la loro tensione semantica, il cui difetto unico è quello di essere state inquadrate e non avere più quel carattere di innovazione che li accompagnava un tempo.
 
In contemporanea con il terzo Sureau, Van Schouwburg pubblica anche un altro cd (sempre per Setola), che documenta i concerti di Rustrel e Paluds de Noves nel 2012; “Rustrel & Paluds” si avvale dello slancio interattivo di Sabu Toyozumi (un’altro misconosciuto pioniere dell’improvvisazione giapponese) e di Luc Bouquet (musicista e giornalista musicale), in cui rispetto al normale standard del cantante, si nota una maggiore apprensione per i contrasti pausa-silenzio, per le dinamiche del rituale (nella suite con Toyozumi c’è quasi un contatto tra un potenziale sciamano ed un uomo dalle mille risorse caratteriali), mentre un tantino più europeo sembra il dialogo con le percussioni di Bouquet che impongono quella visuale artistica pluri-disciplinare, condivisa tra musica, teatralità e pittura (la copertina è opera del pittore ungherese contemporaneo Sandor Gyorffy) che è una delle scoperte più eccitanti che l’improvvisazione può offrire. 
 
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.