Jia Daqun: Chamber works

0
458
 

 
 
 
Jia Daqun’s music provides a delicate pleasure of listening. It shows a search for common paths between the classical Western music and traditional Chinese music: harmony, timbre and melodies can be shared in a unique musical structure with identical objectives. In addition “Three movements of Autumn” is a philosophical and artistic jewel, because it brings to life, via the traditional instruments, the principle of the morality of the executions, a world of codes of conduct, of gestures and signs, linked with the fragrance and the typical transformism of Sichuan’s Opera.
 
____________________________________________________
 
“…L’opera cinese è un codice, con i trucchi e i gesti dei suoi attori, i suoi apparati e le sue voci, e si rivela soltanto quando è rappresentata, teatralizzata, trasformata in spettacolo; per questa via diviene immediatamente accessibile a chiunque abbia orecchie, occhi e un cuore…..”Enzo Restagno, Dal tempio al concerto in La musica cinese, Edt 1998
“…La musica moralmente corretta è mezzo di autocoltivazione dell’uomo superiore, ovvero il sovrano e il letterato, e nel contempo strumento di governo. Un’esecuzione appropriata diviene allora pratica finalizzata alla realizzazione dell’uomo virtuoso….” Confucio, a proposito del qin, antico strumento dell’Asia orientale.
Queste due considerazioni, opportunamente calibrate, sintetizzano molta parte del mondo musicale del compositore Jia Daqun (1955), di cui ho la possibilità di ascoltare la sua musica per la prima volta. I quattro brani di questa raccolta di “Chamber works” individuano un autore con una forte propensione alla diversificazione dei temi e alla sintesi con lo strutturalismo occidentale; se l’impronta della musica tradizionale cinese è parecchio compressa in composizioni come Rondo o Intonation, in The Three images from Ink-Wash Painting e soprattutto in Three movements of Autumn diviene protagonista. Quest’ultimo, in particolare, è un gioiello musicale e teorico, poiché interseca argomenti di natura diversa e propone una trascurata filosofia artistica (purtroppo oggi anche in patria).
Nei 17 minuti dedicati alla composizione, registrata live con un ensemble puramente tradizionale di 9 elementi al Conservatorio di Shangai, Jia Daqun mostra come la purezza artistica possa essere accompagnata dalla ciclicità della storia con dinamiche non diverse da quelle del mondo occidentale; Jia Daqun miscela un principio filosofico dalla doppia valenza (umana ed artistica) con la fragranza della personalizzazione della rappresentazione tipica del teatro di Sichuan, riversato nella bellezza ancestrale delle timbriche e delle trasformazioni, comprese quelle della gestualità e delle vocalità (che qui vengono condensate nella musica), trattate con una delicatezza proverbiale.
Il tema adottato dal compositore cinese è la movimentazione dell’autunno: un raffinatissimo pragmatismo intriso in un’atmosfera che miscela il silenzio musicale a rapide evoluzioni degli strumenti, creando uno spettacolo ammiccante dove gli strumenti si rendono portavoci di oggetti, eventi o persone che hanno la capacità di “condurre”; alla fine la simbiosi è tale che è difficile non vedere, palpabile, il senso della felicità e dell’armonia che si sprigiona.