Elements Eternal: Gryphon Trio plays Canadian composers

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Even if today it is truly difficult to scandalize with certain methods, it is also true that the process of renovation of classical music might know no pause: the compositions given by Canadian composers to Gryphon Trio are an emblem of how to renew the ideas and make them work without hurting anyone. With music that recalls history, its characters and art in general, Elements Eternal has many strings to its bow and is a confirmation of the freshness of composition by Canadian musical generations.

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Composto da tre accademici dell’Università di Toronto, il Gryphon trio (Annalee Patipatanakoon al violino, Roman Borys al cello e Jamie Parker al piano) si divide tra qualcosa che costituisce una copiosa custodia del repertorio del piano trio classico e una più contenuta vena contemporanea; riguardo a quest’ultima il trio ha avuto modo di segnalarsi per uno dei lavori più acclamati del compositore Christos Hatzis (Costantinople) da aggiungere, nell’esperienza discografica della serie Naxos-compositori canadesi, alla validissima incisione fatta in occasione di Equilateral, il triplo concerto contenuto nel cd monografico relativo al compositore Jeffrey Ryan. Questa tendenza viene rinnovata in ampiezza con un cd interamente dedicato a commissioni del gruppo che coinvolgono giovani compositori canadesi e che rivela un sorprendente collegamento al pensiero classico opportunamente rivisto.

Elements Eternal” riporta composizioni di Brian Current (1972), Andrew Staniland (1977), Michael Oesterle (1968) e il più maturo James K. Wright (1959); l’eternità paventata nel titolo si riferisce chiaramente alla musica, ai suoi poteri (tra cui quello di rappresentare immagini) e allo stabilirsi della sua creazione. Così come affermato da Current in un suo articolo su New Music Box, lo scopo del compositore è quello di attivare un processo di sostituzione del tipo di partitura in rapporto ai tempi, i cui risultati tendono alla creazione di un repertorio che debba essere affrontato per i successivi cento anni. E’ qualcosa, quindi, che si vuole caratterizzare per quel continuo scandalo che spesso l’arte ha proposto per avvalorare la sua continuità. Nonostante oggi sia veramente arduo poter scandalizzare con certi mezzi, è anche vero che il processo di aggiornamento della musica classica potrebbe non conoscere soste: la composizione di Current suonata dal Gryphon Trio è un emblema di come si possano rinnovare le idee e farle funzionare senza far male a nessuno. “These begin to catch fire” nasce per trasferire sullo spartito le sensazioni vissute dal compositore nell’osservare i giochi del riflesso e dei bagliori del lago Muskoka, nelle combinazioni create dal sole e dal movimento dei visitatori del lago: essa si introduce con una tessitura lavorata sulle ultime note a destra del piano che ricrea un ambiente liquido, mentre le corde scandiscono un tema; Current probabilmente ha inteso sostituire l’acqua del lago con il piano e le corde con i raggi solari. Ha comunque molto fascino, perché non è assolutamente la solita classicità stantia. C’è un movimento sonoro accattivante, che acquisisce anche forza e dinamismo nel suo svolgimento, che lascia l’immaginaria tranquillità iniziale per dare sfogo ad una partitura rigorosamente pensata per accogliere variazioni fisiche; è collegata con molto gusto alla classicità ed è basata su patterns al limite della ripetizione minimalista.
La Solstice songs scritta da Andrew Staniland, composizione sulla luce del solstizio vista come fonte luminosa universale che si riporta sul mondo attraverso l’arte (il riferimento è a quei posti in cui più misterioso è il fenomeno luminoso, vedi le chiese antiche), si bilancia profondamente con gli scenari e coniuga il tenore ambientale riconosciuto storicamente al piano trio classico con oscure rappresentazioni che somigliano a dei capricci passeggeri. Un modello di genuina applicazione sentimentale viene utilizzato nella scrittura di Oesterle per Centennials, una composizione che celebrava tre centenari famosi: Julia Child, Colon Nancarrow e Jackson Pollock; mentre Letters to the Immortal Beloved è una triade di song cycle che trae ispirazione dalle famose lettere di Beethoven nel 1812 ritrovate dopo la morte del compositore senza una destinataria (la musicologia è quasi concorde nell’attribuirle a Josephine Von Brunswick); si distinguono nel pezzo la bravura del mezzo soprano Julie Nesrallah ed un fascinoso sviluppo strumentale giocato tra la funzione del ricordo e una dolcezza senza mezzi termini.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.