GE Gan-Ru: Shangai Reminiscences

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“Shanghai Reminiscences” shows the major instrumental effort straining to reproduce a sort of imaginative autobiography in music of Ge Gan-Ru: we listen to the sound of the first lessons on the violin, the sound of bell bike and the rhythm of pedaling through to the sounds of the local markets and then the evocation of the Buddhist temples and proto-military marches. We are in territories far from the frescoes of Yi Feng, Fu or Fall of Baghdad, but this time the prevalence of western elements is indispensable to cause the strong state empathy for urban sounds and sounds in the past of the composer: Ge Gan-Ru has created a kind of “concrete” dialogue among the instruments, with a powerful glue set towards a revival of classical and romantic genre (which eventually becomes exotic).
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Ge Gan-Ru si segnalò per essere stato il primo compositore cinese ad affrontare le pastoie dell’avanguardia classica riviste alla luce della propria formazione culturale: quando riaprirono i conservatori in Cina, Ge Gan-Ru si affrettò ad affinare la sua preparazione di violinista e compositore e ricevette l’onore di avere lezioni da Alexander Goehr che fu in assoluto il primo compositore a visitare la Cina post rivoluzione culturale. Lo stile del cinese ebbe modo di materializzarsi in “Yi Feng (Lost style)” del 1982, una splendida composizione stralunata per violoncello solo, completamente atonale e timbrica, e sintonizzata sulle interferenze con la musica tradizionale cinese. Quel primato, che gli valse l’appellativo di primo compositore avantgarde della Cina, fu bissato l’anno dopo con il suo primo quartetto d’archi “Fu (Prose Poem)“, in cui il compositore si spinse più in là nella ricerca di corrispondenze tra intervalli moderni occidentali ed inflessioni orientali insite nei processi poetici o comunque artistici (gli argomenti avevano anche un gancio nella valenza dell’atteggiamento calligrafico). Ge è quindi diventato nel tempo un metro di riferimento per l’intera composizione cinese, soprattutto quella che, avida di apprendimento e voglia di internazionalizzazione, veniva esportata periodicamente negli Stati Uniti grazie al richiamo della presenza stabile di Chou Wen Chung alla Columbia University. Ge Gan-Ru, poi, fu ancora sulla cresta dell’onda quando organizzò i componimenti pianistici per la pianista Margaret Len Tang.
Dal punto di vista della scrittura orchestrale Ge Gan-Ru si è invece sempre mantenuto nel convenzionale: gli ammiccamenti a Cage, Crumb o alla microtonalità di Partch, sono stati sempre abbandonati per dar vita ad una scrittura d’incrocio culturale di tipo classico, ossia mettendo assieme la composizione occidentale nelle forme riconosciute dal romanticismo e dal classicismo con brandelli di pragmatismo orientale. Invero un’operazione piuttosto sfruttata nel tempo, che ha ingenerato l’idea che il compositore cinese avesse intrapreso una strada obsoleta. L’ultimo Naxos del compositore, “Shangai Reminiscences” (che raccoglie anche una composizione dedicata a Chen Gang, sua insegnante a Shangai, la “Butterfly Overture”), non nega questo trend e ripropone in musica quello che Ge Gan-Ru chiama composizione “a la recherche des sons perdu“: si tratta di imbottigliare nella scrittura la sua infanzia e adolescenza a Shangai, ritrovando quei suoni caratteristici delle realtà urbane del luogo. Costruita in due fasi (My Childhood e Cultural Revolution) sub-divise, “Shangai Reminiscences” si impone, però, per il grosso sforzo strumentale tutto proteso a riprodurre una sorta di autobiografia immaginifica in musica dell’autore: dal sound dei primi vagiti al violino alle pedalate in bici per catturare i suoni di arrivo ai mercati rionali, dall’evocazione dei templi buddisti alle proto-marce militari. Siamo in territori molto lontani dagli affreschi di Yi Feng, Fu o di Fall of Bagdad, ma stavolta la netta prevalenza del fattore occidentale è indispensabile per provocare quel forte stato di immedesimazione nei suoni urbani e nella realtà passata del compositore: Ge Gan-Ru ha voluto creare con il solo appoggio degli strumenti una sorta di dialogo “concreto” con un poderoso afflato classico e romantico (che in qualche modo diventa esotico) che fa da collante.

 

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.