Se lo scopo è quello di ricomporre linguaggi molecolari, il cd per la Aut R. delle due cantanti improvvisatrici Claudia Cervenca e Annette Giesriegl ha una capacità di adattamento invidiabile: strutture amorfe, bisbigli propedeutici ad espressività non convenzionale e tutta una serie di “molestie” vocali, impongono stranezza ma anche fertile creatività. Stilisticamente si parte dalle condensazioni vocali di certe elucubrazioni tipo Jay Clayton (fonte dichiarata di ispirazione delle cantanti), ma l’istanza improvvisativa jazzistica più pura non è assente e compie percorsi che interessano l’asse Lambert/Hendricks/Ross-Bobby McFerrin. Tuttavia l’approfondimento non può fare a meno di incrociare molta teoria del mondo contemporaneo vocale.
Claudia Cervenca, austriaca, è una cantante a cui già molti giovani compositori hanno prestato interesse, scrivendo per lei, così come il suo impegno è sempre sbilanciato in perfomances in cui oltre al canto è presente la danza e la multimedialità: a superare il normale spazio da dedicare alla materia, vi è anche lo sviluppo di una piattaforma disponibile per le arti sperimentali attuata assieme alla ballerina e coreografa Katharina Weinhuber.
Annette Giesriegl è invece già molto apprezzata negli àmbiti improvvisativi europei, soprattutto in Austria e a Londra dove ha collaborato con la violinista Alison Blunt e registrato recentemente un paio di cds per Slam R. e Emanen R. (a nome di altre formazioni). Opera soprattutto a Graz, dove dirige un’orchestra di improvvisatori (la Styrian Improvisers Orchestra) e un’associazione per la promozione di “nuova” musica.
“Puzzling” è opera che apre porte eterogenee: dalla free improvisation di stampo vocale alla recitazione, coglie aspetti del teatro contemporaneo di Meredith Monk ed usa estensioni nell’etnia vocale e nell’elettronica semplice a sostegno. Si scopre un sentimento antico, studiato nei minimi particolari, che viene rinnovato in nuove strutture improvvisative. Il capolavoro di “Puzzling” può essere scoperto in “_Ree”, uno splendido esercizio di ribaltamento di voci libere e creative che, aiutato da una trama sottile di elettronica in drone, proietta immagini spirituali, qualcosa che assomiglia ad un nuovo linguaggio di elevazione, quasi una versione aggiornata di Hildegard Von Bingen, che si argomenta della sostanza umana (scevra da incomprensioni o dogmi) per interrogarsi sulla vita.
In questa collaborazione colpisce l’affiatamento delle due vocalist che integrano i propri umori in maniera magistrale: personaggi che sono fuori dalla calca dei palcoscenici normalizzati, che ogni giorno riscrivono la storia della vocalità.