Penso che non sia più un mistero il fatto che il mio top, per quanto riguarda la coralità contemporanea, sia il Latvian Radio Choir. Le conferme arrivano sempre, ogni anno, per un gruppo che di fatto riesce ad affrontare un settore abbastanza di nicchia della classica, con mezzi organizzativi appropriati, dove alla bravura immensa dei cantanti (che andrebbero sviscerati uno alla volta per il loro talento) si affiancano sapienti scoperte di un repertorio vergine o del tutto mancante. Sanno rendere innovativa qualsiasi proposta, anche quelle che formalmente non dovrebbero possedere una qualità in tal senso: quest’anno, tra le esibizioni tradotte in registrazioni, l’interesse del gruppo condotto da Sigvards Klava e Kaspars Putnins ha tirato fuori un approfondimento sulla coralità del compositore russo Georgy Sviridov (1915-1998), prendendo come specifico riferimento la materia compositiva degli ultimi quindici anni dell’autore in tema di coralità; lo spunto, invero, è stato suscitato dallo stesso Sviridov, che nel 1990 pensò di unire tutti i pezzi di musica sacra scritta sotto forma di poesia liturgica: si trattava di salmi, inni e preghiere provenienti dalla funzione religiosa ortodossa. Sviridov non visse abbastanza per vedere completato questo ciclo corposo di lavori e si deve a Vladislav Chernushenko, direttore del coro di San Pietroburgo, il merito di averle raccolte ed evidenziate, soprattutto di aver collaborato con Sviridov alla separazioni dei pezzi per coro non accompagnato. Canticles and Prayers è, dunque, una raccolta organica dei 5 capitoli che Sviridov aveva assemblato, dove si interviene su un corpo di composizioni che vengono presentate quasi al completo: l’incompletezza riguarda il secondo ciclo di composizioni vocali per solo coro maschile, dal titolo Three Stichera (che sono comunque reperibili su youtube per concessione di Chernushenko) e alcuni movimenti del quinto ciclo; in più il coro estone aggiunge The red Easter, un’altra breve composizione del 1978. Non si tratta di premiere di registrazione, in quanto nel 2006 gli ucraini del Credo Chamber Choir di Bodgan Plish avevano inciso per intero il ciclo di Sviridov su Toccata Classics.
Cominciamo subito nel dire qualcosa sulla figura di Sviridov: il compositore russo ha sempre nutrito un forte consenso e popolarità nel suo paese, in una misura diametralmente opposta a quanto è successo al di fuori dei confini russi; dal punto di vista dello stile, Sviridov ha incoraggiato visuali popolari della musica classica russa e la conoscenza musicale dei suoi concittadini si basa sopratutto sul Pathetic Oratorio after Vladimir Mayakovsky, primo di una serie di pezzi corali destinati ad un pubblico teatrale ed operistico, ma in grado di sistemare molte delle stimmate caratteriali della melodia russa, della sua grandeur popolare. Con Canticles and Prayers entriamo nel mondo più luminoso di Sviridov, quello che, con la scusa liturgica, dedicava più tempo all’allungamento delle armonie e alle funzioni dell’antica lingua slava ecclesiastica; tenete presente che i principali letterati russi del periodo romantico usarono a piene mani quella lingua, contribuendo alla definizione della moderna lingua russa (Tolstoj, Dostoevskij, Cechov) e dal punto di vista musicale Sviridov la accoglie in una struttura classica in cui, per poter rinvenire un precedente, bisognerebbe risalire a Rachmaninov e ancor prima a Tchaikovski: concentrato sulla teodicea, quella parte della teologia che studia i rapporti di Dio con il male, Sviridov è stato capace, ad un certo punto, di far risuonare un basso profondo in una struttura celestiale, armonicamente densa e non priva di virtuosismi canori.
In Canticles and prayers non c’è soltanto da sperimentare uno dei migliori contesti di musica sacra della pratica ortodossa, soprattutto quando si pensa a quanto espresso nel campo dell’oratorio, ma c’è anche una sorta di conciliazione che bypassa la politica, perché cantanti di paesi come l’Estonia o l’Ucraina sembrano ricostruirsi in un progetto di condivisione senza barriere, dove ciò che conta sono le qualità artistiche e la consapevolezza della forza spirituale di un testo; nato come monumento a contrasto della perestroika, i Canticles and prayers ristabiliscono forse un rapporto tra il canto ortodosso del Novecento, gli ideali russi prima della caduta del muro di Berlino e quanto sta vivendo la società russa odierna, già infelice per una libertà effimera.
La conduzione di Klava migliora quanto fatto da Plish nella sua registrazione per Toccata C., in quanto libera con maggior forza il potenziale lirico dei cantanti; una migliore dizione e definizione delle costruzioni armoniche profusa dal coro estone si sostituisce alla rappresentazione più sommessa e meno esibizionista del Credo Chamber Choir.