Di origine greca ma residente a Toronto, il compositore Christos Hatzis (1953) conserva un posto particolare nell’àmbito della musica classica: Hatzis si è imposto all’attenzione soprattutto nel decennio tra i ’90 e il 2000 dividendosi tra composizione sacra e musica appositamente composta per trasmissioni radio o altri media. Se per la prima attività può essere accomunato a quell’area di compositori come il compianto Tavener, a Part o ancor meglio a Theodorakis, tutti compositori operanti nel sacro con studi effettuati anche nella musica antica bizantina, per la seconda attività si è guadagnato l’appellativo di scrittore post-moderno eclettico, che pesca in più fonti a seconda dell’osservazione: Hatzis ha scritto da camera pro abitanti Inuit, una popolazione estrema del nord Canada dove viene molto usato il throat chant, oppure ha incrociato la scrittura classica con elementi tradizionali di altre culture (in primis quella affine alle sue origini greche -l’area del sudest europeo- spingendosi talvolta anche più in là con elementi totalmente orientali), ma giungendo comunque sempre a risultati interessantissimi sotto il profilo della ricerca sonora.
Christos Hatzis: Flute concertos
In “Overscript” Hatzis uses the technique of “sound slices”, that is the technique in which the original theme music is joined to the composer’s derivate composition, as in different slides that go back and forth during the entire process of composition: a particular system that Hatzis cites as essential to trigger a comparison between the original and the derived material. This is neither transcripts nor variations, but a modern method that fragments the material in any way without distorting it, highlighting the differences in the composers’ views. So “Overscript” reveals some changing forms passing from baroque to romantic music (revised and corrected), where the musical score for flute, played by Gallois, is omnipresent and inebriating; a crucial element to the overall success of the concert.
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Non abbiamo molti elementi per valutare la parte orchestrale del compositore (mancando in tal senso registrazioni opportune): i due concerti per flauto appena pubblicati dalla Naxos in première mondiale, perciò, diventano un’occasione per fare una scoperta anche sul quel versante. Assistito dalla collaborazione di un peso massimo del flauto, Patrick Gallois, i due concerti si presentano piuttosto eterogenei nell’idea e nell’impostazione: mentre il primo (composto nel 1993 e rivisitato nel 2012) è basato su una frammentazione del Concerto in G minor for Flute, Strings and Basso Continuo, BWV 1056/1 di Bach, il secondo, dedicato ad alcuni scomparsi tra gli amici di Hatzis e alle vittime di Fukushima, è piuttosto lineare nell’impostazione di derivazione tonale.
In “Overscript” Hatzis usa la tecnica del “sound slices”, ossia quella tecnica in cui il tema musicale originale scelto viene affiancato alla composizione originale dello scrittore, come in diapositive diverse che ritornano avanti ed indietro durante tutto il percorso compositivo: un sistema particolare che Hatzis cita come essenziale per far scattare un paragone tra il materiale originale e quello derivato. Non si tratta nè di trascrizioni, nè di variazioni, ma di un moderno metodo che frammenta il materiale senza minimamente snaturarlo, mettendo in evidenza le differenze di veduta dei compositori. “Overscript” assume quindi forme cangianti che passano dal barocco al romantico riveduto e corretto, in cui la partitura per flauto suonata da Gallois, onnipresente e sempre sulle righe, è fondamentale per la riuscita complessiva del concerto. Un modo diverso ed inebriante di ascoltare Bach.
Hatzis è un compositore assolutamente da sentire, poichè ha un’anima musicale grandissima, che macina al suo interno storia, religioni, idiomi; e la sua parte sacra espressa in forma di coralità, è assolutamente di valore.