Pierre Yves Macé è un giovane compositore francese (1980) dedito alla composizione elettroacustica e al collage di musica concreta attraverso l’ausilio di nastri e computer. Particolarmente gradito agli ambienti critici, Macé ha avuto già la possibilità di registrare sue composizioni su Tzadik, Sub Rosa, Orkhestra e Brocoli, e due anni fa ha anche scritto un saggio intitolato “Musique et document sonore” sulla nuova sintassi delle produzioni di art sounds.
“Segments and apostilles” è il secondo album per la Tzadik, etichetta per cui il francese riserva le sue prove più contaminate con la scrittura contemporanea ed è probabilmente la compilazione migliore tra quelle pubblicate sinora. Aiutati dal tenore lessicale del titolo, Macé compie una sorta di esperimento di subdola compenetrazione musicale, impostando la scrittura a mò di segmenti musicali, come un pennello che tira via una linea o un segnale orizzontale di una partitura improvvisativa, con una serie di intervalli frammentati, con un inizio e una fine più dinamici e il mezzo che è composto da brandelli organizzati di strumentazione e manipolazione elettronica. Nella parte seconda emerge anche un rinnovamento della tessitura, che diventa ancora più articolata nei suoni, ricercata nella combinazioni di note degli strumenti a corda con gli scarti sonori del computer. Macé dà vita ad una composizione originale (già pesantemente copiata da altri musicisti elettroacustici e non) in cui prefigura il percorso fondamentale del nostro dna caratteriale, fatto da azioni generiche (i segmenti) e puntuali evidenziazioni (le note).
Il resto della compilazione non è da meno: “Qui vive” è la degna rappresentazione del Macé manipolatore al computer, che presenta una seconda parte in cui si è completamente in balia di suoni telegrafici, che sembrano poter mettere assieme i rumori di un fibrillatore di un reparto ospedaliero con quelli di ritorno di un centro spaziale. Così come “Glissement de terrain” ritorna ad un impianto più acustico con una insospettabile e misteriosa linea melodica che la rende austera e gradevolissima (e riconduce all’esordio per l’etichetta di Zorn).