Romantic piano concerto n. 62: Gounod – The complete works for pedal piano and orchestra

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Pur avendo uno stile di base di chiara affiliazione Beethoviana, Charles Gounod possedeva spesso in molti casi, momenti di genio: tanti lo conosceranno per la scrittura dell’Ave Maria o meglio ancora per aver accompagnato la sigla dei famosi telefilm di Hitchcock con la composizione “Funeral march for a Marionette“, ma la carriera di Gounod è costellata di molte opere che meriterebbero di essere rivisitate. Tra queste vi sono sicuramente quelle per organo e per pianoforte: riguardo a questo ultimo strumento, il francese può ritenersi uno dei pochi compositori che si è cimentato nella scrittura per pedal piano, una sorta di doppio pianoforte (uno su gambe, l’altro senza, riversato a terra) ove quello posizionato in basso viene azionato da una pedaliera posta al di sotto del piano principale. L’idea del pedal piano nasce nel periodo di Mozart (che sembra aver segnalato in una lettera indirizzata al padre l’utilizzo anche in concerto dello strumento) si intensifica con Beethoven, ma costituisce materia di scrittura solo grazie a Schumann, Liszt, Alkan e Saint-Saens. Gounod si inserisce quindi in questa schiera di “sperimentatori” che intravedeva potenzialità eguali o superiori a quelle offerte dalle pedaliere degli organi. Tuttavia questa tipologia di strumento non ebbe evidentemente molto credito dalle generazioni successive, che l’abbandonarono quasi subito, probabilmente spinti da risultati sonori non particolarmente attraenti. Solo intorno al 2000, grazie all’opera di alcuni convinti costruttori italiani (Pinchi e Borgato), alcuni compositori e musicisti hanno ritrovato l’interesse per il pedal piano: tra questi il francese Guillou, Ennio Morricone sino ad arrivare a Charlemagne Palestine.
L’Hyperion R. nel suo consueto appuntamento con il concerto per piano raccoglie organicamente le composizioni di Gounod nel volume 62: sebbene le fonti indichino anche altre composizioni dedicate, l’attività di Gounod al pedal piano è efficacissima. La Suite Concertante e soprattutto il Concerto in E Flat Major sono alcune delle cose più vitali del compositore francese: direi, a supporto, che il terzo movimento del concerto, l’Adagio ma non troppo, si colloca nei piani alti della sua scrittura senza escludere una ulteriore comparazione rispetto agli Adagio di tutti i tempi.
Tutta la raccolta è impostata sull’esecuzione di Roberto Prosseda, diventato oramai un leader della riscoperta dello strumento, di cui si apprezza non solo la bravura nelle dita ma anche quella “atletica” delle gambe che supporta movimenti che potrebbero dar fastidio alla corretta esecuzione della parte pianistica: Prosseda, che usa un Pinchi, spiega nelle note interne la passione e l’emozione di poter suonare le partiture di Gounod divenute disponibili, nonchè le differenze rispetto all’uso della pedaliera dell’organo. Visto che il pianista italiano è stato già immortalato in molti concerti sull’argomento, vi propongo di riascoltarlo in una sua toccante esibizione fatta nella cattedrale di Forlì (vedi qui).
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.