Magnus Lindberg: Expo/Piano Concerto n.2/Al Largo

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Jorge Franganillo, Lindberg Piano concerto, https://creativecommons.org/licenses/by/2.0/
Una prerogativa importante della musica è quella di farci assaporare luci ed ombre della partitura. Per fare questo è necessario un livello di conoscenza e di esperienza sugli strumenti che possa permettere di trovarle nelle condizioni di ascolto. Il compositore Magnus Lindberg, che in queste pagine ha già trovato una sua trattazione, è uno di quelli che scova fino in fondo quest’aspetto e in qualunque contesto: l’intensità della partitura e dei suoni è il suo marchio di originalità.
Lindberg ha ormai al suo attivo alcune composizioni e una nutrita serie di concerti in cui ha mostrato queste capacità*, dove il tenore della composizione è sempre stato indirizzato a quella modernità sbocciata subito dopo la fine della 2° guerra in cui Schoenberg e le sue teorie trovavano pieno impiego.
La particolarità di Lindberg sta anche nel fatto che è un curioso divoratore di novità: quella che rinviene dai due concerti per piano ed orchestra (con pubblicazioni comunque diverse nel tempo) ne potrebbe essere una.
La recente pubblicazione del suo secondo concerto per piano, affidata al pianismo eccelso di Yefin Bronfman e all’orchestra New York Philarmonic diretta da Gilbert dimostra quello già pensato per il primo dei suoi concerti; la novità non sta tanto nella compatezza e nella continuità della partitura, quanto nell’ubicazione di essa che flirta con il post-moderno. Come correttamente evidenziato, i concerti, richiamano nel loro sviluppo variazioni che ci riconducono ai concerti per piano di Ravel, quell’astratta espressione che si intravede solo in linea generale, poichè le differenze (quelle solite espresse in termini di forza espressiva e dinamica dei suoni) restano.
Riguardo a questo secondo concerto si può affermare che nei tre movimenti si snoda un modernismo col calcolo, un tentativo di calarlo nei tempi attuali, poichè le strutture di piano pensanti di Ravel sono da Lindberg rinforzate con molta enfasi atonale. Tuttavia è evidente la diversità di approccio a tutta la restante materia dei concerti (clarinetto, violino, etc) in cui Lindberg si impegnava nel ruolo del compositore d’avanguardia. I concerti per piano fanno parte di un attuale e ricorrente cambiamento di stile del compositore in un ottica di maggiore integrazione di periodi storici e sonori diversi. Non più solo modernismo spinto, ma anche romanticismo, impressionismo e sensazioni nordiche: è quello che si può intravedere anche nelle due composizioni per orchestra (Expo e Al Largo) che accompagnano la composizione concertante nel cd, in cui Lindberg diventa ancora più esplicito a livello di immagini fornite.
Con queste composizioni Lindberg si salda in maniera definitiva all’interesse dei compositori finlandesi storici come Bergman, Merilanein o Heininen, autori operanti in concomitanza con l’apertura all’atonalità e alla dodecafonia dell’Europa colta attorno agli anni cinquanta: casualmente, in questi giorni la Finlandia Record ha pubblicato un’indispensabile compilazione di composizioni di Usko Merilanein (la serie Meet the Composer), che si affianca a quelle già pubblicate in passato per Bergman, Heininen e tanti altri, Lindberg compreso: in quelle composizioni si scoprono legami fortissimi tra Lindberg e tali autori, tra cui quello dei fantastici chiaroscuri creati da entrambe le partiture e introducono ad uno splendido mondo musicale fatto di piacevoli fantasmi della mente (Lindberg d’altronde ha avuto Heininen come suo maestro); per Lindberg è un ritorno a sonorità che sembravano perdute irrimediabilmente dopo le dimensioni nettamente più contemporanee assunte da Kraft (1983) in poi: ma Lindberg ha un’arma in più oltre alla splendida stranezza musicale che pervadeva i finnici, egli ha la risoluzione e l’energia dei tempi odierni.
Nota:
*vedi recensione con profilo del mio Magnus Lindberg: Graffiti, Seht die sonne