La Innova R. ha pubblicato il primo cd monografico della compositrice di Miami, Dorothy Hindman (1966) usando, per descrivere la musica, la definizione “music that glows as it flows”: “Tapping the furnace” si compone di sei composizioni che hanno tutte un unico comune denominatore nel fattore ritmico e che sorvolano molte incaute definizioni critiche (energia punk-rock, post-spettralismo): qui la brillantezza ha un’altra configurazione che piuttosto tira in gioco quelle avanguardie vicine al minimalismo in quell’inaspettato clamore tonale che era però solo casuale. La Hindman scava proprio in questa apparente contraddizione musicale presentandoci una situazione che, agli occhi di un neofita, potrebbe risultare confusa: usare le ripetizioni timbriche e ritmiche in un certo modo, di fianco a delle trame che non possono non essere che romantiche è esperimento che non è nemmeno semplice da attuare in maniera seria: qui l’energia di cui si fa menzione è frammentata al servizio dei ritmi, ma è proprio una particolare combinazione che si scopre soprattutto da Fin de Cycle (composizione per piano e digital media affidata a Laura Gordy) in poi. Ritorna preponderante la necessità del tema o dell’argomento da musicare dove acquisisce importanza la produzione delle sensazioni subodorate in varie situazioni logiche: i lavoratori coinvolti nelle infernali macchine industriali (Tapping the Furnace, un pezzo per percussioni donato a Evelyn Glennie con intervento recitativo), i momenti divisi tra una tranquillità vista come tregua di quelli ben più aspri e logoranti provocati da una grave malattia (il solo per chitarra contemporanea di Needlepoint) o il ricordo misto tra nostalgia e determinazione di un luogo vissuto (la Magic City che nel caso della Hindman è Birmingham dell’Alabama). La Hindman ne esce sempre vincitrice, con uno stile personale che deve molto a Louis Andriessen (uno dei suoi punti di riferimento formativi) prima che a Stravinsky, capace di fornirci una particolare prospettiva degli avvenimenti attraverso quella combinazione tra minimalismo destrutturato e forme di tonalità che sono condensazioni della musica classica di oggi molto difficili da trovare nell’asfissia odierna delle strutture musicali.