Ascolto attivo e scrittura creativa della realtà – la danza di Raffaella Giordano

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di Mirio Cosottini

 

Raffaella Giordano tiene una lezione durante uno dei suoi workshop (1). La lezione è stata ripresa con una telecamera (2). Il video della lezione è il frammento di realtà che ho deciso di “ascoltare” e di scrivere in modo creativo secondo le linee di indirizzo dettate dall’esercizio della Scrittura Lineare e Non lineare del Suono discusso nell’articolo “Non linearità e segno grafico”(3); si tratta di un esercizio sull’ascolto e sulla scrittura del suono che ha lo scopo di arricchire la comprensione musicale e in particolare di mettere in luce processi creativi fondamentali dei processi improvvisativi. In questo caso l’esercizio viene applicato ad un campo di indagine diverso, ovvero l’”ascolto” di una porzione di realtà. Ogni fenomeno esperienziale può essere oggetto di esercizio di ascolto e di scrittura. La validità dell’applicazione di questo esercizio risiede nella generale possibilità di interpretare ogni fenomeno esperienziale secondo le sue condizioni di linearità e di invarianza. Questa possibilità è un campo di indagine che meriterebbe di essere esplorato e indagato, questo articolo è un piccolo passo in questa direzione.

Se io chiedo ad una persona: “guarda!”, questa persona probabilmente mi domanderà: “cosa devo guardare?”. Saper guardare è un po’ come saper improvvisare un brano musicale, e come chi inizia ad improvvisare sbaglia se si domanda “cosa devo improvvisare?”, così chi guarda sbaglia a chiedersi “cosa devo guardare?”. Chiedersi “cosa improvvisare” è pensare sostanzialmente agli aspetti lineari del processo dimenticando le invarianze ivi contenute. Ogni brano musicale contiene elementi lineari e non lineari. La cultura occidentale ha privilegiato negli ultimi secoli l’approccio lineare ai fenomeni condizionando il nostro modo di percepirli. Ad esempio, la musica spesso finisce per essere analizzata alla stregua di una lingua naturale, un insieme di regole grammaticali che strutturano linearmente la musica nel tempo e le danno una chiara forma narrativa. In realtà gli aspetti lineari non sono tutto ciò che della musica possiamo cogliere. Le invarianze sono un’altra componente importante del fenomeno musicale, ovvero tutto ciò che non cambia mentre altri parametri cambiano. L’invarianza è qualcosa che possiamo percepire se l’ascolto tende a trattenere nel tempo alcune invarianze fino a coglierne la valenza normativa.
Lo stesso avviene con la visione. Quando io guardo una persona che cammina io vedo secondo criteri lineari e non lineari. Ad esempio, posso osservare la camminata come un insieme di gesti che si avvicendano secondo una certa consequenzialità (linearmente), per cui la spinta in avanti della gamba provoca mancanza di equilibrio e la spinta in avanti del corpo viene controbilanciata dalla spinta dell’altra gamba che tende a riequilibrare il peso corporeo, etc… il movimento è dunque frutto di una serie di gesti in relazione fra di loro, una relazione che segue l’ordine cronologico degli avvenimenti, diciamo dal passato al presente al futuro. Ma la camminata può anche essere vista diversamente, secondo principi di non linearità. Ad esempio, la persona che cammina slancia leggermente in avanti la punta del piede quando porta avanti la gamba e questo dettaglio può diventare la chiave di lettura di un principio più ampio che regola l’intero camminare. Lo slancio del piede è un elemento che insieme alla rotazione aggraziata dell’anca, al leggero alzarsi e abbassarsi del petto e al rimbalzare della testa costituiscono una invarianza nel tempo, che potremmo chiamare grazia. Questa condizione persiste nella visione anche se gli elementi lineari della camminata cambiano. Magari ad un passo segue un piccolo saltello che evita un ostacolo, oppure la camminata si ferma provvisoriamente a causa del passaggio di un veicolo; malgrado ciò il movimento nel suo complesso mantiene questa caratteristica invariante, quella cioè di essere una camminata aggraziata. Iniziare a guardare e percepire il mondo secondo criteri lineari e non lineari arricchisce la nostra esperienza del mondo e la nostra capacità di interpretarlo.
L’esercizio che segue è applicato ad una situazione piuttosto semplice, quella di una danzatrice che spiega ai suoi studenti la propria arte e cerca di insegnar loro come impadronirsene. Ad uno sguardo lineare la danzatrice spiega una serie di concetti e cerca di comunicare un certo numero di pensieri. La posizione del corpo e i gesti delle mani sembrano una componente secondaria di un processo che si potrebbe dire “normale”, quello di una persona che comunica per mezzo di parole e di gesti un contenuto di pensiero. Ad uno sguardo non lineare l’esperienza che si ha di questa lezione si arricchisce di principi che caratterizzano porzioni importanti del tempo della spiegazione ma mettono anche sotto una nuova luce i pensieri e i gesti della danzatrice.
Ho iniziato l’esercizio attivando il video (4). Precedentemente avevo preparato due strumenti da disegno, una pena con inchiostro di china nero e una matita blu. Con la penna ad inchiostro ho disegnato gli elementi lineari e con la matita blu le invarianze. Il risultato dell’esercizio è stata la seguente “partitura”.

 

 

La partitura include varie tipologie di segni: dritti, curvi, grafici, figurativi, segnali e numeri che indicano lo scorrere cronologico del tempo. Sia la scrittura lineare che quella non lineare sono state eseguite durante la visione del filmato, il mio occhio saltava molto repentinamente dalla carta al video, nella maggioranza dei casi il mio sguardo era fisso sulle immagini mentre la mano scriveva, e di quando in quando controllavo la qualità e la posizione del segno sulla carta.
Ho deciso di iniziare scrivendo al centro del foglio. Questo perché in linea di massima non è importante posizionare gli elementi grafici secondo un ordine particolare (ad esempio, iniziando a scrivere a sinistra e poi posizionare i segni man mano sulla destra secondo un’idea molto intuitiva di disposizione spaziale del tempo). Ciò avrebbe significato dare una netta rilevanza all’aspetto lineare del tempo che mi avrebbe condizionato durante la realizzazione dell’esercizio.
Nel caso della musica, la disposizione spaziale del tempo può aiutare la scrittura proporzionale dei suoni ed è una buona garanzia per notare i suoni e le loro proprietà lineari. Nel caso del movimento di un corpo nello spazio la scrittura cronologica del movimento sarebbe difficile da realizzare e qualunque forma di stenografia simbolica del movimento sarebbe sterile. D’altra parte la successione temporale non è sempre la proprietà lineare più importante e nella maggioranza dei casi la possiamo anche dare per scontata. La caratteristica lineare del movimento dei corpi è legata alla successione consequenziale di gesti, ovvero di unità significanti in relazione fra di loro. La scrittura di una serie di gesti può avvenire sul foglio anche in ordine sparso, purché sia chiara la relazione che li lega. Inoltre la linearità di un movimento può prendere una fetta di tempo limitata rispetto al complesso dei gesti di un corpo e quindi costituire una unità autonoma. Graficamente prenderà una certa porzione di spazio nella pagina. In definitiva, dislocare i segni grafici sul foglio senza seguire un ordine spaziale facilita la visione complessiva dell’evento e quindi la possibilità di concentrarsi anche sulle invarianze.
Ho iniziato quindi cercando di fissare la prima forte invarianza che ho percepito, Raffaella seduta che spiega.

Dopo alcuni secondi era evidente che la posizione di Raffaella non sarebbe cambiata di molto. Ciò significava tenere un “movimento” nel tempo e quindi costruire la prima forte invarianza. La gestualità delle mani, le torsioni della testa, gli sguardi ora a sinistra ora a destra, gli abbassamenti della testa etc. costruivano una pacata “narrazione” sulla sicura e ricorrente staticità corporea. La prima invarianza importante è stata segnata con un quadrilatero blu, aperto su due lati.

Come si vede il lato sinistro taglia a metà la figura della danzatrice seduta ad evidenziare la stabilità del peso corporeo e il suo equilibrio. Il quadrilatero è aperto su due lati dal momento che era chiara la genesi dell’invarianza ma non potevo sapere quanto sarebbe durata. Per evitare di ingabbiare la scrittura e condizionarla rispetto al segno dell’invarianza ho tracciato un segno aperto. Per certi versi opposta a questa invarianza è quella rappresentata dal segno grafico sottostante, la linea blu in diagonale.

Questa e la precedente sono le due invarianze fondamentali nel movimento corporeo di Raffaella. Se la prima può concretamente indicare equilibrio quest’ultima invece indica una proprietà di instabilità. La posizione del corpo ha spostato il baricentro su di un fianco, le gambe si sono distese e le mani anziché poggiare sul corpo poggiano talvolta a terra. La situazione indica un maggior contatto con la terra mentre le parole di Raffaella sottolineano come spesso la razionalità è un ostacolo più che una risorsa per il danzatore. La linea blu quindi individua in una precisa gestualità una decisa invarianza.
Soltanto al minuto 4’37” circa la gestualità lineare si è fatta “superficiale” e la sensazione è stata di rottura, la qualità dei gesti non era coerente né con il primo modulo (equilibrio) né con il secondo (instabilità).

La forte discontinuità e il carattere di rottura dei gesti è stato scritto con delle linee dritte e decise con un accenno figurativo piuttosto ambiguo.
A due minuti circa Raffaella ha eseguito una serie di gesti con le mani (come a disegnare dei livelli, la stratificazione di significati che lei ritiene importante per costruire la “narratività” nella danza). Il movimento delle braccia e delle mani era netto e molto preciso dal punto di vista lineare oltre che di alto livello qualitativo. Mi ha colpito questo aspetto e ho tentato di fermare quella breve invarianza.

La colorazione blu delle linee ondulate verticali è un po’ come bagnare la linearità del movimento con una invariante fluidità.
Il suono della voce ha rappresentato un’altra fondamentale invarianza. Durante tutto il video Raffaella mantiene una voce pacata e dolce, solo a tratti più pungente ma nel complesso “appoggiata sul respiro”.
Ho segnato a 3’04” questa invarianza che in realtà ho compreso essere tenuta dall’inizio del filmato e che quindi ho scritto come una lunga “onda sonora”.

In conclusione, la gestualità di Raffaella durante la lezione attraversa dunque tre invarianze fondamentali, quella dell’equilibrio, quella dell’instabilità e quella della dolcezza sonora. Ogni movimento lineare del corpo rispondeva a queste caratteristiche. Il ragionamento di Raffaella “danza” con il suo corpo, spesso cede importanza e presenza per rivelarsi in una qualità del movimento e dei movimenti, si celebra nella posizione seduta ma poi viene indebolito dall’inclinazione della schiena. Ogni movimento della mano, del piede, della schiena, delle gambe, della testa, dello sguardo, si rivela un contrappunto inconsapevole, legato e fluidificato nelle invarianze, manifestando in una chiusa unità la complessità del mondo estetico di Raffaella, la sua profondità e la sua delicatezza. A questo proposito vale ricordare ciò che Raffaella dice, “gli indizi che incontro, anche casuali, tutte le coincidenze, le incidenze, per me portano qualcosa”, e ciò che portano è un giardino di perle.

Note:

(1) Raffaella Giordano è una fra le più importanti danzatrici italiane, attualmente facente parte dell’Associazione Sosta Palmizi. 
Il video che ho utilizzato per compiere il seguente esercizio si può vedere al seguente indirizzo: www.miriocosottini.com/joomla/images/raffaella%20lezione.m4v

(2) E’ possibile vedere il video integrale al seguente indirizzo web: http://vimeo.com/62704547
(3) “Non linearità e segno grafico”, Musica Domani, Trimestrale di cultura e pedagogia musicale, Organo della Società Italiana per l’Educazione Musicale, n. 164-165, Settembre-Dicembre 2012, EDT
(4) Il video oggetto di esercizio è una porzione del video integrale che ho accorciato senza fare alcun tipo di editing.