Goat’s Notes: Wild Nature Executives

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A pair of shoes, Van Gogh, Source/Photographer Van Gogh Museum, public domain
L’abbinamento della musica con le altri arti è una costante fonte d’ispirazione in preda ad un semplicistico effetto di moda che spesso si risolve in mascheramenti sottesi in varie forme: oltre che nella linearità storica del più ovvio dei connubi di accostamento (i semplici riferimenti alla letteratura, pittura, cinema, etc.), i pacchetti multiculturali moderni (collaborazioni audiovisive, installazioni, etc.) spesso nascondono inserzioni di dubbia validità; scegliendo la saggia e naturale prospettiva di collegare la musica con le altre arti in maniera subliminale, il gruppo russo dei Goat’s Notes, di cui avevo recensito il loro esordio su Leo Records (vedi qui), si approccia al secondo tentativo arricchendo la formula complessiva: se dal punto di vista musicale l’impostazione basilare dei musicisti era già emersa nell’esordio e si ricollega a grandi linee all’improvvisazione instaurata sull’asse Mingus orchestrale (con una tendenza che spinge più sul free dell’organico) + Zappa jazzistico (quello che mediava le posizioni con il rock facendolo sembrare però molto piccolo), dal punto di vista delle altre arti si nota una maggior codificazione delle loro idee ed attività: il titolo del cd “Wild nature executives” è programmatico, riferendosi a tutta l’interessante problematica filosofica ed artistica che si cela dietro a “The pair old shoes” il dipinto di Van Gogh, sul quale poi il filosofo Heidegger impostò a suo sostegno tutta una tesi sul significato attribuile oltre il mero aspetto visivo. In “Wild nature executives“, quindi, era necessario un’aggiunta nel percorso musicale ed improvvisativo del collettivo poichè era necessario anche prendere in considerazione sentimenti che provenivano da oggetti (nel nostro caso le scarpe) che provocassero un superamento delle tematiche impressionistiche per approdare a quelle realiste immaginate ed improvvisate: questo scopo è raggiunto inserendo in molte parti una maggior evidenza su linee di piano (con Grigory Sandomirsky spesso protagonista nel collettivo); il binomio di cui si faceva riferimento prima (Mingus/Zappa) è perfettamente in linea con il binomio (cinismo/ironia) di cui si nutre la filosofia del gruppo, così come allo stesso modo, dal punto di vista dell’arte letteraria, è perfettamente in linea con l’ossatura dei saggi di Oscar Wilde (che viene citato anche in un brano). Heidegger sostiene le fila interiori di “Wild nature executives” e il gruppo, con molto spirito di immedesimazione ed avventura, lo prende come metro di riferimento per la trasposizione di quel pensiero che vede nella natura selvaggia delle cose significati che vanno ben oltre il mero aspetto impressionistico. E in questi pensieri artistici, che diventano musicali, non ci si può far altro che crogiolarsi.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.