Pietre, conchiglie, furori e suoni lenitivi

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Qualche riflessione sulle ultime novità prodotte dalla Setola di Maiale.
Comincio da Saxa Petra del duo francese Guy-Frank Pellerin/Mathieu Bec (rispettivamente a sassofoni e percussioni). Il titolo non inganna: questo è un incontro sonoro tra particolarità sonore del sax e di un selezionato parco percussivo, impostato sulla ricerca della qualità sonora; non è ormai un tabù pensare che molti improvvisatori dovrebbero performare in luoghi opportuni, diversi dai soliti disponibili, poiché quello che è utile per far scattare le sensazioni non è il suono in sé per sé, quanto la sua qualità, la sua capacità di offrire dettagli. Tutto il lavoro prende beneficio dallo sfruttamento delle risonanze della chiesa di St. Sylvestre des Brousses di Puéchabon, è teso alla costruzione di finzione acustica e ricerca di similitudini, e la lunga introduzione di La pierre, l’arbre et la source è sintomatica del lavoro effettuato da Pellerin sugli armonici in comunione con i sibili e il suono della materia grezza della pietra ottenuto da Bec.
In Language secret l’intro combina due soffi sovrapposti, uno reale (quello ricavato attraverso l’indotto del sax) ed uno artificiale (quello dello strofinamento percussivo): sono messaggi in codice, sbuffi, lamenti misteriosi, scenari pragmatici, quelli si aprono all’udito.
Il riferimento in Litophages è quello di animali che riescono a scavare nella roccia e abitano nella pietra stessa; è possibile immaginare un suono per essi? Pellerin e Bec lo affrontano con sax armonico e profondo (un suono che buca) e un gioco percussivo di pietre che probabilmente scandisce il processo di erosione: una splendida rappresentazione che tiene conto dei momenti biologici temporalmente differenziati.
Una strana conturbazione apre Le tumul est magnifique , un pezzo che vive in sordina, come qualcosa che cova, con gli strumenti tappati, mentre un turbine di evoluzioni regge Les voix du dedans; Ascension celeste agisce su degli oggetti che risuonano come porcellana e il sax emette un filo d’aria che può aderire ad un vento di scarsa intensità, mentre in Un charme dans la gorge, Pellerin riesce a darci l’illusione di un sospiro umano, con i metalli che inducono ad un procedimento fisico.
Si arriva alla fine del cd molto soddisfatti, con un’esperienza esauriente, una delle migliori che io abbia mai provato sui cds di Setola e che mostra un sentimento molto contemporaneo nonché un’affinità molto forte tra i due musicisti. Il consiglio è di ascoltarlo a volume sostenuto ed occhi chiusi.
E’ un progetto di improvvisazione elettroacustica portato a termine negli Stati Uniti, quello che vede coinvolti il trombettista Tom Arthurs e Alberto Novello, scienziato, compositore e musicista impegnato su più fronti per dare ai suoni vite parallele a quelle tradizionalmente intese (su Novello si dovrebbe aprire un capitolo a parte per le sue ricerche sui laser, sui trasmettitori neurali, vettori grafici, etc.).
In Cahier de petits coquillages vol. IV/V, la sperimentazione consiste nel mettere di fronte le plurime evoluzioni della tromba di Arthurs con la materia analogica trattata da Novello; la performance si sviluppa in due lunghi pezzi che sondano una zona tecnicamente esplorabile, quella che corrisponde all’instabilità, all’errore e al fallimento distruttivo. In questo vespaio di suoni Novello si serve di una taratura del synth che lo indirizza verso sprazzi sonori impostati al glitch e agli scarti erratici, mentre Arthurs accende Davis e Dixon in equazioni differenziate.
Non c’è nessuna volontà di sviluppare mentalità subliminali né tanto meno rifarsi alla natura lenta o all’immobilità suggerita dalla titolazione, questo è un vero e proprio esperimento da laboratorio, in cui c’è un deleterio reset mentale indotto dai suoni, qualcosa che non permette di estendere il pensiero, specie in Escargots. Ma questi musicisti fanno il mestiere più difficile e rischioso al mondo in questo momento, ossia andare ad estrapolare suoni ed idee da una ricerca di cui si percepisce la ricchezza ma che sviluppa l’antipatia uditiva dell’audiance, incapace di comprenderla (vedi qui un estratto di un’esibizione dei due assieme a Silvia Sauer).
Wuck U! è titolo del cd dei WU, un trio formato da Lorenzo Colocci (flauto e flaubosax), Federico De Bernardi di Valserra (batteria, ex Psychofagist) e Luca Pissavini (basso ed elettronica); si tratta di improvvisazione che taglia molti campi musicali non affini, per via delle propensioni e stili dei musicisti; una sommatoria algebrica tra Colocci (un Brotzmann con molto fiato che calca percorsi irti e striduli), De Bernardi di Valserra (ritmi e controtempi che provengono dal punk o dal metal e che si mischiano con i tempi liberi dell’improvvisazione) e Pissavini (propulsione continua che si addice anche ad un bassista rock o post-rock).
In Wuck U! non c’è solo il furore di un duello ricavato dai cartoons giapponesi o dei supersuoni di una serie da videogiochi (una circostanza che potrebbe dare da pensare ma che potrebbe anche bastare per il risultato utile della musica), c’è anche espressione grezza non gratuita, con alcune soluzioni sperimentali singolari che impegnano i tre musicisti in proprie elucubrazioni, elaborate con l’ausilio di effetti deformanti di live electronics. Valutate ad esempio Profondodio, che va umoralmente contro qualsiasi tentativo destabilizzante del sentimento in questione.
Uno stupefacente sistema immunitario contro le malattie gravi è proprio il praticare l’arte. Una dimostrazione efficace ci viene fornita dalla cantante Alessandra Laganà, quando la stessa ricevette la notizia di un cancro al seno; assieme al compagno e chitarrista Tommaso Marletta, decise di affrontare la battaglia che si preparava seguendo un copione inconsueto, quello di esorcizzare il male attraverso un progetto artistico multidisciplinare (musica, film, libro, incontri), capace di trasformare la depressione in creatività, malessere in sicurezza emotiva. Sotto lo pseudonimo artistico di Plot Noir i due musicisti hanno rovesciato le possibili psicosi derivanti da qualsiasi manifestazione della malattia, pilotando in musica i suoni delle risonanze magnetiche e chiamando intorno a loro altri musicisti ed artisti, consapevoli di poter condividere l’idea di trasformazione e fornire l’energia necessaria per una universalità del progetto. E’ stata creata così un’associazione di supporto, la NOMA World, è stato pubblicato anche un cd nell’aprile di quest’anno (che puoi trovare qui) e la notizia ha naturalmente fatto il giro dei principali mezzi di informazione italiani.
Suoni lenitivi per adulti raccoglie altre registrazioni effettuate tra il 2016 e il 2017 con l’intervento di Dominik Gawara e Stefano Giust (sezione ritmica), oltre ovviamente ai due musicisti, ed è strettamente connesso alla aleatoric painting di Stefano Giorgi: a differenza di Noma (più rivolto al rock e con in serbo un più ampio contenuto della parte compositiva), Suoni lenitivi per adulti è incentrato su un flusso improvvisativo prolungato; il fondo della musica della Laganà è un dark suonato benissimo e rispetto agli inevitabili riporti mnemonici che suscitava Noma costituisce un passo avanti, perché l’improvvisazione è anche aiutata da una eccellente produzione. Sentire Oltre la linea è come mandare in circolo All tomorrow parties dei Velvet impastata con The Beauty of Wyona di Lanois e Tomorrow never knows dei Beatles: sindromi scavate in qualche parte del cervello ed una lunga avanscoperta in territori ombra, guidati dalla vocalità volutamente fioca ed eterea della Laganà, capace di prendere le sembianze di quello che sembra un profilo di una donna nel dipinto The second life of the shell di Giorgi.